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Porano Turismo

LE ORIGINI DI PORANO

 

Porano_panorama_dal Teatro di S.Cristina


Porano
è uno splendido paese situato in collina a 444 m s.l.m.,
ai confini con il territorio orvietano e con il Lazio. La sua ubicazione è talmente strategica da averlo reso una meta ambita fin dall’antichità. Il termine Poranum – come si può dedurre dal suffisso – è di origine latina e deriverebbe dal latino porro, che significa “più oltre”, quindi avamposto, ed è proprio per questo che il territorio fu spesso teatro di aspri scontri. Le prime notizie storiche che lo indicano come villa risalgono al XII secolo, il primo documento che lo nomina invece come castrum è della metà del XIV.

 

La documentazione storica conservata presso l’Archivio storico comunale di Porano comprende atti dal 1517 al 1948. E’ quindi possibile documentare le epoche precedenti, in particolare quelle antica e medievale, soltanto facendo riferimento ad archivi più ampi, come quello della città di Orvieto, della sezione orvietana dell’Archivio di Stato, o anche dell’Archivio di Stato di Roma.
Per comprendere le origini di Porano e il suo inquadramento negli eventi storici, occorre partire dalle evoluzioni della vicina Orvieto, che in epoca arcaica rivestì l’importante funzione di centro religioso e politico della “nazione” etrusca, soprattutto per la presenza del Fanum Voltumnae, il santuario federale che sta rivedendo la luce in questi anni. Nella stessa fase va ricordato lo stretto legame di Orvieto-Velzna con Chiusi-Clusium, reso possibile dal predominio di Porsenna. È noto che proprio dall’area interna fu avviata una corrente commerciale verso il settentrione, al di là della catena appenninica, presto trasformata in vera e propria impresa colonizzatrice; mentre invece le città della costa tirrenica – già ricchissime grazie al commercio transmarino – stavano cedendo il loro predominio a causa della perdita di controllo sulle rotte tirreniche.
Ad Orvieto, dopo la sporadica occupazione del pianoro e l’uso occasionale delle aree più a ridosso della rupe per le sepolture, si ebbe, a partire dal VI sec. a.C., un’urbanizzazione accentuata, soprattutto grazie ad una economia particolarmente prospera: la posizione centrale di Orvieto-Velzna nei rapporti fra città della costa e zone interne ne favorì il precoce e rapido arricchimento e la formazione di una nuova classe sociale il cui benessere derivava non dalle origini ma dall’attività svolta.

Intorno alla metà del IV sec.a.C., altresì, si registra la decadenza e la crisi della vecchia classe dirigente appartenenteal ceto medio: si stava infatti sviluppando una nuova aristocrazia detentrice del potere economico e sempre più massicciamente presente nell’amministrazionedella città, anche grazie all’apporto di personaggi provenienti dall’area chiusina che portavano con sé il modello sociale ed economico tipico di quell’ambiente. Questa nuova classe andò rapidamente concentrando nelle proprie mani il possesso delle terre, da quelle più prossime alla rupe fino alle più lontane, e rivitalizzando il commercio con le popolazioni italiche.
Contrariamente ai loro predecessori, gli esponenti della nuova oligarchia non vollero stare in città, forse anche per mancanza di spazi e sistemazioni adeguate al loro ruolo sociale, e costruirono le loro sedi nelle immediate vicinanze, soprattutto sulle colline e gli altopiani posti intorno (Porano, Citerno presso Castel Giorgio, Torre San Severo). Anche le loro tombe hanno assunto caratteri distintivi: sono a camera, scavate nel terreno, spesso con architetture particolari; talvolta decorate da pitture anche di notevole qualità; sono presenti deposizioni entro sarcofagi, spesso decorati con scene complesse e motivi tratti dal repertorio mitologico greco.

La storia della scoperta delle Tombe Etrusche di Porano è il frutto delle numerose ricerche archeologiche della seconda metà del XIX secolo quando,  soprattutto nel territorio di Orvieto, agivano molti personaggi che prestavano maggiore attenzione ai materiali che venivano scoperti piuttosto che agli elementi di storia e cultura da cui quei materiali provenivano.
Le Tombe Golini I e II, furono rinvenute nel 1863 e prendono appunto il nome da colui che le scoprì, Domenico Golini di Bagnoregio. Lo stato di conservazione delle tombe dipinte era già molto modesto al momento della scoperta, e le tecniche dell’epoca non poterono consentire di “salvare il salvabile”.
La rapida modificazione delle condizioni di temperatura ed umidità, determinate dall’apertura delle tombe, portarono ad un ulteriore forte deterioramento della situazione, per cui fu stabilito di richiudere le camere in attesa di tempi più favorevoli, traendo a più riprese disegni dagli affreschi originali.
Agli inizi degli anni ’50 si provvide al distacco delle pitture dalle pareti e al loro trasferimento al Museo di Firenze. Solo nel 1982 le pitture tornarono ad Orvieto e furono collocate presso il Museo Archeologico Nazionale. Alla fine degli anni ’90 furono oggetto di un definitivo restauro e sono tutt’oggi visitabili.

Diversa è la storia della terza tomba dipinta poranese, scoperta nel 1883 in località Molinella, presso Castel Rubello, ed esplorata da Eugenio Faina e Gian Francesco Gamurrini. Lo stato di conservazione della Tomba Hescanas – dal nome della famiglia gentilizia che la fece costruire – pur essendo nel complesso meno favorevole di quello delle Tombe Golini, non richiese interventi radicali, anche perché si ritenne non conveniente il distacco per la qualità meno alta delle pitture. Ciò ne consentì pertanto il mantenimento in situ, ma non risolse il problema del deterioramento nel tempo di tali affreschi.

Pertanto, circa dieci anni dopo la scoperta, furono commissionati alcuni disegni ad acquerello su tela, nell’intento di “fissare” le immagini all’epoca ancora nitide, o comunque chiaramente visibili, realizzando così copie non particolarmente raffinate ma molto fedeli alle originali pitture su parete.
Le tele ottocentesche, oggi restaurate, sono conservate e visibili a Porano, presso il CEA Centro Visite PAAO, ex limonaia di Villa Paolina.

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